le medicine di Pal
Forse qualcuno di noi conosce Pal. Lui non è potuto venire ad incontrarci ma ci ha aspettato al solito posto, fermo, riscaldato da una coperta e un cartone, da una parola e una busta. Le parole non erano semplici da comprendere, come la vita, le contraddizioni e la paura che, comunque vada, non sapremo mai difenderci.
Pal era lì, un sorriso non l'ha fatto subito perché aveva i suoi pensieri, doveva pensare a cosa fare domani, e il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, per tirare avanti. Però aveva una busta con delle medicine, una busta che teneva vicino per quello che poteva servirgli: le medicine servono per stare bene, per stare meglio quando sembra avvicinarsi il dolore, per curarsi, se ce ne fosse bisogno, da tutte le sofferenze.
Vorrei chiedervi quali sono quelle medicine perché io non riesco a trovarle, vorrei chiedere a Pal come fa a conservarle vicine senza usarle tutte, senza cercare un riparo anche in quelle ma solo una speranza nel tenerle accanto. La stessa speranza che ci spinge a pensare di fare qualcosa in un mondo che resta fermo e non cambia mai direzione, tra persone che aspettano e altre che si affacciano, per quello che possono, come una goccia che scende su un vetro crescendo con tutte quelle che incontra..
I nostri mondi hanno più colori, come i tanti colori delle auto che passano, di quelle di lusso che hanno i posti pronti per accompagnare chi ha il diritto esclusivo di usarle, di quelle che ci passano davanti con i vetri alti e scuri, nascondendo gli occhi di chi guarda, un vetro che annebbia, che distorce e crea un mondo irreale da guardare, un mondo fatto di diritti e di leggi, di economie e interessi, di teorie e dottrine, di finte libertà e democrazie. Quel mondo, fuori da quei vetri scuri, non c'è, quel mondo è un mondo riservato, un mondo che sta male da sempre e non riesce a trovare una cura, una medicina. Chissà che le medicine di Pal non possano aiutarci a far abbassare quei finestrini, a farci rivedere le stesse cose con i colori più veri. Se quelle medicine possono fare qualcosa chiediamole ancora a Pal e usiamole, usiamole subito..
"...
E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c'e' nel cuore un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità."
[da E crescendo impari - anonimo]
Pal era lì, un sorriso non l'ha fatto subito perché aveva i suoi pensieri, doveva pensare a cosa fare domani, e il giorno dopo, e il giorno dopo ancora, per tirare avanti. Però aveva una busta con delle medicine, una busta che teneva vicino per quello che poteva servirgli: le medicine servono per stare bene, per stare meglio quando sembra avvicinarsi il dolore, per curarsi, se ce ne fosse bisogno, da tutte le sofferenze.
Vorrei chiedervi quali sono quelle medicine perché io non riesco a trovarle, vorrei chiedere a Pal come fa a conservarle vicine senza usarle tutte, senza cercare un riparo anche in quelle ma solo una speranza nel tenerle accanto. La stessa speranza che ci spinge a pensare di fare qualcosa in un mondo che resta fermo e non cambia mai direzione, tra persone che aspettano e altre che si affacciano, per quello che possono, come una goccia che scende su un vetro crescendo con tutte quelle che incontra..
I nostri mondi hanno più colori, come i tanti colori delle auto che passano, di quelle di lusso che hanno i posti pronti per accompagnare chi ha il diritto esclusivo di usarle, di quelle che ci passano davanti con i vetri alti e scuri, nascondendo gli occhi di chi guarda, un vetro che annebbia, che distorce e crea un mondo irreale da guardare, un mondo fatto di diritti e di leggi, di economie e interessi, di teorie e dottrine, di finte libertà e democrazie. Quel mondo, fuori da quei vetri scuri, non c'è, quel mondo è un mondo riservato, un mondo che sta male da sempre e non riesce a trovare una cura, una medicina. Chissà che le medicine di Pal non possano aiutarci a far abbassare quei finestrini, a farci rivedere le stesse cose con i colori più veri. Se quelle medicine possono fare qualcosa chiediamole ancora a Pal e usiamole, usiamole subito..
"...
E impari che nonostante le tue difese,
nonostante il tuo volere o il tuo destino,
in ogni gabbiano che vola c'e' nel cuore un piccolo-grande
Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità."
[da E crescendo impari - anonimo]
Commenti
Forse tu Ale hai ragione, tutti siamo un po' malati, e magari anche essere troppo sani, convinti delle cose giuste, peggio ancora se manca alla base un confronto con gli altri, è gia una malattia. In fondo senza le malattie, senza la ricerca di quel qualcosa per andare avanti ..rischieremmo di fermarci.