the fountain

Hugh Jackman intrepreta Tomas Creo, un ricercatore in una clinica di studio del cancro al cervello. Su di lui pesa la responsabilità verso la moglie bellissima e malata per la quale Tomas combatte giorno e notte nel tentativo di trovare una cura. In continua lotta e relazione con la tematica della morte, la storia mescola realtà e fantasia facendo scontrare in maniera quasi speculare il racconto epico scrito dalla moglie, l'ego razionale dello scienziato e la dura realtà. In un contesto dove la trama principale per man mano d'importanza col prosecuio della storia, l'unico personaggio del protagonista si scinde pian piano in tre per affrontare le sue sfide e riunirsi in uno subito dopo. Il romatico conquistador, partorito dal libro della moglie, pronto a sacrificar tutto e tutti per salvare la sua amata; il zelante monaco che mortificando il corpo in favore dell'anima si dedica con pazienza certosina al suo lavoro e l'uomo che deve affrontare ogni giorno cose più grandi di lui si affrontano e si confrontano all'ombra dell'Albero Della Vita. La mitica pianta opposta all'Albero Della Conoscenza, di cui narrano le leggende religiose occidentali e Maya e che costuisce nello stesso tempo la vittoria e la resa davanti alla morte. Contro di loro: Xibalba, galassia morente e regno dei morti, dove la vita tocca il suo minimo e subito dopo il suo massimo in una continua rigenerazione.
All'interno del film sono presenti numerosissimi effetti speciali, soprattutto a cura di Jeremy Dawson e Dan Schrecker, i quali rendono merito alla completezza della proiezione, soprattutto perché riescono a rendere alla perfezione il senso di immenso e di infinito che pervade buona parte delle immagini proposte all'interno della pellicola. Per riuscire a rendere al meglio l'idea che voleva esprimere Darren Aronofsky hanno guardato più volte 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrik cercando di riprodurre le stesse sensazioni riportate all'interno della pellicola.
[fonte Wikipedia]

Commenti

Anonimo ha detto…
film molto pesante, a tratti "noioso" e perdippiù problemi con scene buie o troppo luminose (ma questo non è un problema di Marco)
Anonimo ha detto…
Ciao a tutti. A me il film è piaciuto. L'ho trovato particolare, ricco di atmosfera, denso di significati...si può leggere di TUTTO. Bello anche perchè pieno di SIMBOLI, di sensazioni...di un "qualcosa" che non si può trasmettere, poichè si sfiora l'IMMENSO, l'INFINITO, l'INTRADUCIBILE "A PAROLE". E' UN FILM DA VIVERE.... anche se può non piacere...anche se ammetto possa lasciare delle perplessità. Sicuramente è autobiografico: condivido con Marco l'opinione che "sembri essere un sogno del regista"...Uno degli aspetti toccati dal film che più mi ha colpito è il rapporto con la morte....e il limite dell'essere umano nell'afferrare il TUTTO...Un TUTTO TROPPO grande per NOI..che possiamo SFIORARE, INTUIRE...ma che, a volte, dobbiamo semplicemente ACCETTARE.
Quanto ho scritto! Grazie per l'attenzione....
marco ha detto…
La vita è un argomento molto semplice e molto complicato, semplice perché puoi parlarne ma mai conoscerla fino in fondo, complicato perché per parlarne devi chiudere un po' gli occhi e spingerti al di là di quel che vedi o provi. Certo questo film non mi ha lasciato indifferente, concordo con Tiziana sul fatto che sfiori "l'infinito" e con Fabio sul fatto che sia pesante, ma lo valorizzerei nel senso di complesso, nella direzione di un viaggio tra il sogno e la volontà di chi, a tutti i costi, prova a modificare un destino sempre più forte. Non so dire molto di più dovrei rivederlo e rivederlo ancora, ma grazie a tutti quelli che mi ci hanno fatto riflettere, oltre quanto avrei potuto fare da solo.. A presto.
ale ha detto…
cari tutti, a me il film è piaciuto, tutto sommato, per la suggestione sottile di immagini e suoni, mi è sembrato una metafora in movimento. ma si rideva troppo poco per voler trasmettere la leggerezza della morte, del passaggio a una coscienza superiore. mi ha comunicato più che altro tristezza, impotenza, riflessione, invece di luminosità, illuminazione e chiarezza di pensiero. la fonte dell'eterna giovinezza, alias consapevolezza infinita, era troppo statica(la bolla trasparente dell'eternità)più che dinamica, evolutiva, gioiosa.credo sinceramente che l'umanità pensi troppo. questo film profondo, spirituale in ogni senso, non mi ha comunicato gioia come ritengo avrebbe dovuto. il capire la morte, e quindi la vita, l'accettare il tutto porta con sè la gioia. ale
marco ha detto…
Ripensandoci un po', il film scorre tra la calma e il caos, con dei tempi che si stirano e ritraggono come un elastico in continuo movimento. La vita nella sua corsa affannosa verso l'incerto, verso l'immortalità e la conoscenza, appare sonnolenta e impaurita. Forse sì, non fa trasparire gioia questo film, ma anche io non l'avrei messa al centro di quel viaggio, e la morte, per quanto vuoi ridipingerla può essere interpretata in tanti modi, disegnata, anche raffigurata forse.. ma capirla, con tutta la saggezza del mondo, è veramente possibile? Forse accettarla, ma anche in questo caso presupporrebbe un salto che non saprei fare così facilmente. La gioia è una bellissima parola ed è l'augurio per ogni situazione da vivere, certo è una parola un po' abusata dalle tante religioni, catene e prigioni dei popoli, e anche dalle religioni della "non religione". Forse dovremmo cercare di uscire fuori da alcuni limiti, la ricerca della conoscenza però ci porta a scoprire quanto poco sappiamo di tutto e quanto siamo minuscoli. La saggezza, nel cercare la gioia, è un percorso da seguire o un confine?
Anonimo ha detto…
Carissimi,
riflettevo sul quesito posto da Marco: la gioia è un percorso da seguire od un confine....
Beh..Gesu'disse "ad ogni giorno la sua pena"...io credo che con ciò volesse anche dire "gioite ogni giorno per quel che c'è da gioire soffrite per quel che c'è da soffrire".... SENZA ATTACCARSI alla SOFFERENZA. La sofferenza è inevitabile e fa parte della vita. Però noi, a volte, siamo masochisti e ci croggioliamo nel nostro dolore. Come tante volte mi hai detto tu ALE: noi possiamo scegliere sempre come REAGIRE . Dobbiamo imparare a godere delle piccole gioie quotidiane: il sole che sorge, il caffè al mattino, la chiacchierata con il collega, la passeggiata, un bimbo che sorride...tutto questo è un regalo della vita...e mai FARE L'ERRORE DI DARLO per scontato...Vi chiedo amici di ricordarmi quello che ho scritto stasera nei miei momenti bui...perchè per quanto possa sembrare SEMPLICE affermare che: "...dobbiamo volerci BENE" ...QUESTA E' LA NOSTRA MISSIONE PIU' GRANDE....tutto il resto (l'amore per il prossimo, la serenità, la compassione ecc ecc.) è la naturale conseguenza. In conclusione la gioia è, a mio avviso, un percorso ...perchè è si costruisce ogni giorno ...cominciando DA POCO E DA VICINO: da noi stessi!..Spero di essere stata chiara...In ogni modo sono sicura che le persone che leggono, poichè mi conoscono, mi hanno capita. Un abbraccio a tutti .Titti.
ale ha detto…
cari tutti, è molto stimolante scambiarci idee qui nel blog...e non solo. quello che dici marco è vero, quando affermi che la gioia non l'avresti messa al centro di questa storia di angoscia e fatica...e parlare troppo di gioia significa abusarne. ma per quel che mi riguarda ti posso dire che davvero siamo fatti per essere felici e sperimentare tanta gioia nella vita, nonostante il dolore, nonostante la morte inevitabile. troppa cultura ci ha trasmesso la rassegnazione, troppa religione ci ha spinto a sognare un eternità dilazionata, troppe persone amano la guerra e la competizione. anche il film, a mio avviso, è testimone di questo tabu universale nei confronti del nostro limite più grande, e si limita ad accennare la "completezza" trovata da izzy, che infatti, è riuscita ad accettare, e quindi di conseguenza ha aperto il cuore alla conoscenza e alla comprensione, quello che le era successo. anche io ho passato anni (non mesi) a pescare nel torbido di pensieri negativi e faticosi, come il dottore idealista, finchè ho capito che lo sforzo, l'obiettivo troppo ambizioso, il rifiuto del dolore, non servono a raggiungere la pace. neanche penso che il pensiero positivo facile della new age sia la soluzione finale per la serenità...ma coltivare la gioia interiore, apprezzarla, ricrearla, cercarla con ogni fibra del nostro essere, senza soffermarci su quello che non ci piace o ci fa soffrire (vero tiz), credo valga la pena.la gioia è un percorso, sì. ale
ale ha detto…
La saggezza, nel cercare la gioia, è un percorso da seguire o un confine?
la saggezza, che personalmente ho trovato molte volte nei libri, miei compagni di vita spesso più delle persone, è sicuramente una porta per accedere alla gioia. ma a un certo punto, bisogna fare il salto, bisogna vivere a modo proprio, lasciar perdere nozioni e istruzioni, e affidarsi all'istinto. perchè, se si continua a fare affidamento sugli insegnamenti saggi libreschi, ad esempio, si rischia di rendere la propria "sapienza" un confine per la gioia, che comunque si nutre di improvvisazione. ale
Simone ha detto…
Fa piacere vedere che ci siano persone ancora vive (nello spirito) in un momdo per certi versi alla George Romero od a volte troppo sbiadito per poter essere autentico. Sono d'accordo con Alessandra su tutta la linea: la vita può essere solo gioia siamo noi che la complichiamo creandoci delle aspettative spesso troppo al di là e perdendo di vista l' al di qua. E la gioia non viene da fuori ma da dentro di noi quando le nostre azioni sono commisurate alla nostra personale realtà, quel qualcosa di autentico che ciascuna di noi dentro ha e ci rende diversi gli uni dagli altri. La Chiesa ci ha fatto credere che la felicità può essere raggiunta solo in una vita ultraterrena, e che in questa dobbiamo "portare la croce". Ma chi l'ha detto!? Non penso francamente che il clero sia il depositario della parola di Dio che ha invece inspirato il "divino" in ciascuno di noi. "Rileggendo" in modo non filtrato le parole di Gesù nello stesso Vangelo: "Il Regno dei Cieli è dentro di voi" , vuol dire, secondo me, oltre a ciò che "semplicemente" è scritto e che la Chiesa ha "complicato" e manipolato anche quello che esprimevo all'inizio e : la sorgente della felicità, la troviamo solo in noi stessi quando iniziamo a procurare soddisfazione alle nostre vere (autentiche) aspettative e non a quelle che ci sono state insegnate ( ti devi sposare perchè così si fa, devi diventare avvocato, ingegnere...perchè solo così puoi guadagnare oppure ti farai un nome, devi pensare prima al prossimo poi forse dopo a te-non che pensare al prossimo sia sbagliato anzi ma spesso ci hanno fatto perdere di vista i diretti interessati e cioè noi stessi- e quindi porgi sempre l'altra guancia etc etc).
Come dice Bagger Vance nel film omonimo "La leggenda di Bagger Vance": il tuo vero swing (Lo swing è il movimento che un giocatore deve compiere col bastone nell'intento di colpire la pallina nel gioco del golf) è già in te devi solo toglierti dalla sua traiettoria per non opportici. E per ogni momento del gioco c'è n'è uno e solo uno adatto, ed è già lui che ti sceglie devi solo assecondarlo.
Il film, che consiglio a tutti, è una bellissima parodia dove il gioco del golf è la vita e lo swing è la nostra originalità qui ed ora e che noi continuamente complichiamo con in nostri se, ma, ragionamenti, modelli di comportamento, rimurginamenti, nostalgie, rimpianti, avrei potuto o dovuto .... Comunque se mi permettete, e giuro mi sta uscendo così, è più facile complicarsi la vita che seguirne ed appagarne la sua semplicità, cioè il semplice della vita ci risulta difficile perchè il più delle volte non ci piace, non è comodo. E talmente abituati a non dargli retta che spesso ormai nemmeno lo vediamo più. E allora? probabilmente l'intuito, dalle piccole cose alle scelte difficili può darci una mano più di quanto crediamo.
Ah, e la morte? ho sentito dire da qualcuno che è il giusto e felice finale nella vita di una persona se questa ha realizzato appieno la sua vita (non che sia facile). E dopo la morte che c'è? Boh! la vita è qui ed ora e questa mi è stata donata; se mi è permesso di fare qualcosa è in questa vita in questo momento ed in questo posto. Troppo facile e deresponsabilizzante pensare e rifugiarci in un ipotetico al di là o recriminare sul proprio passato. Qualcuno ci vuole infantili sognatori e dormienti perchè fa comodo così, siamo più controllabili....
Buon swing a tutti
Si
marco ha detto…
Ciao a tutti, sono felice della partecipazione e che gli spunti di un film riescano ad accendere confronti così intensi. Non riesco oggi ad essere polemico e provocatorio come è mio solito ma ho apprezzato moltissimo alcune riflessioni e argomentazioni, per questo oggi, assecondando il mio swing, mi limito a dirvi grazie..
ale ha detto…
pure io voglio dire grazie a tutti per i bei pensieri...simone torna a trovarci, hai detto delle cose davvero sagge!
ale
Anonimo ha detto…
grazie a tutti anche da parte mia per le risposte e le riflessini interessanti. vi condivido in pieno, e propongo il film di Simone nei prossimi cineforum. Buona serata.
Simone ha detto…
Comunque sul mio Blog -www.ipsofactoroma.it/dblog ( e che non me ne voglia Marco perchè non voglio portare via i suoi visitatori :-) ) nella sezione "Soffi di Vita" c'è la poesia, "Volere in sè..." di Chiara, che è in perfertta armonia con quanto è stato detto. Poi leggete il commento scritto da lei medesima dove spiega le sue parole: qui ci fornisce un'intuizione importante. Buona lettura a tutti
Si
marco ha detto…
Aprire un blog, un pensiero, ad un altro blog, un altro pensiero, penso sia una cosa molto positiva. Le certezze pesano come macigni in molte occasioni, complimenti alla tua amica Chiara che, naturalmente, è invitata anche qui.. A presto.

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