auguri auguri


Non tutte le feste sono amichevoli, e in qualche modo il Natale non appartiene sempre a tutti. Chi è più religioso si immerge nella fede, chi non lo è resta nel caos e nel chiasso del conformismo. A volte i due ideali coincidono, con qualche rammarico per chi, all'esterno di questo gioco grottesco, si sente più solo, fuori da una giostra che non gira per lui, e forse nemmeno per chi ci sta sopra.
Quest'anno non mi ha lasciato troppe cose positive, rileggendo di fretta i titoli, quelli che regalano e preincartano a tutti noi, pubblico, l'opinione, qualcosa pare proprio non vada al meglio e, semmai ce ne fosse ancora bisogno, sembra ben lontana ogni speranza di uscire dalla gerontocrazia, dalla retorica, dai privilegi.
Il rosso e il nero, i buoni e i cattivi, fanno ormai parte da anni e anni della nostra comunicazione, se una cosa va male, c'è un responsabile e pochi rimedi, se c'è una speranza, è solo nelle parole di chi combatte il cattivo. Nessuna proposta, nessun cambiamento in mente, nessun attacco al sistema, immutabile nella sua ingiustizia e intoccabile nella sua omertà: questa è la gerontocrazia (di idee non di età), questo è controllo e falsa libertà.
Gli auguri questa volta vorrei che partissero da qui,
da un mondo che non è vero che non può cambiare,
da un posto dove non esiste l'obbligo di piacere,
per tutte le persone che hanno qualcosa da dire e da fare,
per tutti quelli che non sanno come raccontarsi e come incontrarsi,
senza qualcuno o qualcosa che ci imposti la vita, le regole,
che ci dica cosa è giusto e cosa è sbagliato,
che ci imprigioni in tante paure facendo scivolare via il tempo,
l'amore, la fantasia di non perdere il bambino che siamo.

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